Otello, un classico di Shakespeare, ma messo in scena con contemporanea classicità. Asciutto, essenziale, elegante, dinamico, dove Otello, Iago e Desdemona sono un trittico gotico, che consumano, con progressiva intensità, questo dramma d’amore, in cui la gelosia è in primo piano ma sottende ad ancora altri sentimenti: l’innocenza sacrificale di Desdemona, la tonta e bella, che richiama la purezza, letta dal mondo come idiozia; la fragilità di Otello, guerriero, ma uomo dai piedi d’argilla, mosso dai fili come un burattino; Iago il burattinaio che tesse la viscida ragnatela che avvinghia tutti, anche se stesso, il primo ad essere vittima della gelosia è proprio lui.
Lo spettacolo è un armonico e claustrofobico movimento senza via d’uscita, i tre personaggi non possono scappare dallo strangolamento psicologico che li stringe tutti fino allo strangolamento fisico del finale, una danza macabra in cui Desdemona cade vittima, espiando le colpe maschili di Iago e Otello. Regia e interpretazione che incollano lo spettatore come la ragnatela di Iago.
